martedì 22 agosto 2017

Intervista a Simone Tempia, l'osservatore di Vita Con Lloyd

Vita con Lloyd ha conquistato il pubblico in poco tempo, regalando alla nostra mente e al nostro cuore brevi dialoghi di magistrale bellezza. Dopo aver conosciuti i due protagonisti, cerchiamo di scoprire qualcosa in più sul suo autore, Simone Tempia.

-                     Simone, mi permetto di darti del tu perché dopo aver letto “Vita con Lloyd” ti sento come un amico. Vorrei iniziare dalla classica domanda che si pone ad uno scrittore: quando hai sentito la vocazione della scrittura?

A quattordici anni. Da allora ho sempre e solo voluto fare lo scrittore. E ho fatto in modo che la cosa funzionasse.

-                     Nel volume “Vita con Lloyd” affronti temi che attanagliano l’animo umano ogni giorno e lo fai con magistrale capacità. Immagino, e credo sia proprio così, che dietro le risposte di Lloyd ci sia una certa consapevolezza da parte tua riguardo, ad esempio, l’amore o il passare degli anni. Potremmo quindi definire Lloyd come la voce della nostra coscienza?

Direi più come la voce della coscienza altrui. Questo maggiordomo non parla dentro di noi, ma fuori da noi. Le sue parole sono quelle che spesso non riusciamo a pronunciare a noi stessi.

-                     I dialoghi che hai creato tra sir e Lloyd sono brevi, ma di forte impatto. Hai mai percepito il desiderio di includerli in un elaborato più lungo, come un romanzo?

Ne riparliamo il 28 settembre.

-                     Durante la lettura ho avuto diversi sussulti d’animo. Mi son ritrovato, spesso, ad alzare gli occhi al cielo, con la bocca spalancata, sospirando “Per la miseria, ha ragione! È proprio così!”. E, circa a metà libro, ho capito che questo volume non può far parte della narrativa o della saggistica, ma della filosofia. Senza peccare di vanità, ti piacerebbe essere definito filosofo?

La filosofia è una disciplina con millenni di storia alle sue spalle. I filosofi hanno una formazione specifica ed estremamente approfondita. Che io non ho. Se proprio devo essere definito in qualche modo, direi che sono più un buon osservatore. E nulla più.

-                     Lloyd si presenta come un amico fidato di sir, quello che a volte ci manca per dare voce concreta ai nostri pensieri, ai nostri dubbi. L’uomo risponde con eleganza e pacatezza d’animo, utilizzando spesso metafore semplici, ma di forte impatto, con cui risulta facile immaginarsi questi due uomini che conversano di fronte ad una tazza di tè o ad un ottimo pranzo, tanto da permettere alla nostra mente di essere invasa da un’impressione, proprio come quella dei grandi pittori ottocenteschi. Quando hai raccolto i dialoghi tra sir e Lloyd, era proprio questo il tuo obiettivo?

Mi piacerebbe risponderti che c’era un obiettivo. Perché gli obiettivi, quelli ampi, quelli chiari e puntuali, sono importanti nella vita. Anzi, se per caso te ne avanza qualcuno, me lo dai?

-                     Restando sempre in tema dell’impressione che i dialoghi tra sir e Lloyd suscitano, troveresti interessante l’idea di dare vita ad un’opera cinematografica di “Vita con Lloyd”?

Complesso e difficile. C’è un maggiordomo immaginario che non si vede mai. C’è un signorotto dalla fisionomia liquida. C’è una voce che tutti sanno qual è, ma che è sempre diversa. C’è una magione di fantasia. E poi c’è un autore sciocco che fa fatica ad adattare sé stesso, si pensi le sue opere.

-                     Tornando, adesso, alla scrittura, hai in corso altri progetti, magari con protagonisti nuovamente sir e Lloyd?

Ne riparliamo il 28 settembre (cit.).

-                     Quali sono i consigli che daresti ad uno scrittore in erba?

Scrivi. Tanto. Sempre. Abbi fame di pubblicare, ma di pubblicare nei luoghi giusti. Difficile è arrivare subito alle case editrici, meglio iniziare dalle riviste letterarie. Sono un buon “banco di prova” e, di sicuro, un esordiente che si presenta con alle spalle delle cose già valutate da altri in maniera positiva è più avvantaggiato. E infine un grande, unico, consiglio: scrivere non vuol dire solo pubblicare libri. (Ma anche rispondere a interviste)(sto scherzando)(forse).

-                     Qual è il segreto per trovare il nostro personale Lloyd?

Contare fino a 150. Sempre. E non avere paura di sentirsi stupidi ai propri occhi. Sempre.


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