Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla fantasia della Rowling, nonostante l'universo di Harry Potter, i gialli di Strike e il recente Ickabog, provi a leggere "Il Maialino di Natale" e ogni dubbio verrà risolto. In questa favola, ambientata nella notte della vigilia di Natale, ovvero la notte dei miracoli e delle cause perse, l'autrice ci racconta una storia di amore e fedeltà per le Cose che possediamo e che, soprattutto, rischiamo di perdere facilmente, troppo facilmente. Un forte richiamo a Toy Story (Pxar, 1995) rende lucidi gli occhi dei lettori nati e vissuti nell'ultimo decennio del secolo scorso, mentre, sotto una narrazione fantastica, si nasconde un messaggio che fa riflettere: da un lato, vi è il potere della fantasia, capace di trasportarci in dimensioni senza tempo né spazio; dall'altro il rispetto di ogni Cosa, non perché possieda un'anima, ma perché ha richiesto tempo, lavoro e fatica per venire al mondo. A tal proposito, si potrebbe citare "I segreti di Heaphouse", saga di Edward Carey, in cui fa da sfondo un cumulo immenso di immondizia e dove ogni personaggio, membro della dinastia Iremonger, che di quel cumulo è la custode, possiede un oggetto natale del quale il protagonista Clod sente la voce, come se quell'oggetto ricordasse l'anima del suo precedente proprietario. Nasce, quindi, una riflessione sul possesso degli oggetti, soprattutto in un'epoca come la nostra, dedita al consumismo, dove chi più possiede è considerato felice. Ma la felicità può derivare dagli oggetti? Probabilmente, per Jack e per ogni bambino, sì, che si tratti di un peluche o di un pezzo di legno. Ciò che conta è avere sempre rispetto di ciò che maneggiamo e, soprattutto, dell'ambiente che ci circonda, dal momento che ogni cosa persa potrebbe essere fonte di inquinamento o, peggio ancora, divorata dal perfido Perdente.
"Il Maialino di Natale" (Salani, 2021) è l'avventurosa storia di un viaggio alla ricerca di ciò che più ci sta a cuore, nella notte più magica dell'anno.
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