Si sa, imparare a parlare è una tappa fondamentale in ognuno di noi. C'è chi acquisisce la parola tardivamente, chi, invece, sin dai tre anni inizia a emettere suoni che, nell'arco di poco tempo, diventano parole chiare e precise. Così è successo a Oz: aveva quattro anni circa e già si impegnava in discorsi sensati e, molto spesso, pieni di fondamenta. Così, intorno ai sei anni, il nostro alpaca inizia a esprimere la sua passione per la medicina, proferendo quella che poi sarebbe stata una delle sue poche massime: "Io da grande voglio fare il dottore e curare i nordesi". In quel momento tutta la famiglia rise, ma pian piano capirono che non era solo un capriccio di cucciolo di alpaca, ma una vera e propria dichiarazione, una promessa. Gli anni passarono e Oz era sempre più convinto di quanto affermato tempo prima: la sua direzione era quella, la medicina, la scienza, con lo scopo di alleviare le sofferenze dell'essere umano e contribuire, se non alla sua longevità, almeno al suo benessere. Dopo il diploma, giunse il momento di tentare il grande passo: il test di ammissione a Medicina. Due tentativi non furono sufficienti e il nostro alpaca dovette abbandonare l'idea, ripiegando su una facoltà scientifica che non suscitava il suo interesse. Ben presto si vide costretto a cambiare idea: aveva sviluppato un notevole interesse per i corsi che seguiva, era affascinato dalle nozioni che i professori gli impartivano. E, più di ogni altra cosa, aveva percepito, dentro di sé, la nascita di qualcosa fino ad allora sconosciuta: la curiosità. Non osservava ciò che lo circondava con gli stessi occhi di prima. Il cielo era diventato una calotta di buio e luce in cui migliaia di oggetti misteriosi occupavano una posizione. Gli alberi, il mare, persino l'essere vivente più piccolo in assoluto erano considerati materia in cui una miriade di molecole svolgevano determinati compiti. Aveva, per così dire, sviluppato la capacità di non fermarsi all'apparenza, di andare oltre, come se dai suoi occhi partissero raggi X in grado di penetrare ogni barriera. Nel corso degli anni Oz capì di non essere il primo, né sarebbe stato l'ultimo, a chiedersi cosa si nasconde in un millepiedi o cosa fa volare una mosca o perché il cielo è azzurro e poi nero. Prima di lui ci sono stati altri che hanno impiegato tutta la loro vita nel porsi domande e cercare le risposte. Margherita Hack divenne uno dei pilastri della sua curiosità da studente liceale, Notte di stelle la comunione tra la sua passione per la scienza e il fascino della mitologia. Stephen Hawking un esempio da seguire: un indefesso scienziato che non si è lasciato sconfiggere dalla sua malattia, ma, anzi, l'ha erta a sua forza. Oz, grazie a queste e altre figure fondamentali dei tempi passati, presenti e futuri, ha capito che nulla è come si mostra; che l'oltre rompe i confini della nostre mente e che "per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi".
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