sabato 31 marzo 2018

Vagamente Suscettibile Evolution!


Sono pienamente convinto che, quando un’occasione bussa alla nostra porta, noi dobbiamo aprirle. Di conseguenza, la possibilità di leggere e recensire uno degli scritti più belli in assoluto è stata come manna dal cielo. Vagamente suscettibile Evolution! è l’ultimo lavoro di Pierpaolo Mandetta, originario di Paestum e autore di Cuore Satellite e del romanzo Dillo tu a mammà, edito da Rizzoli. Pierpaolo, conosciuto a tutti come Paolo, nasce nel 1987 e vive un’infanzia difficile. Capisce sin da piccolo di essere diverso, di possedere qualità e caratteristiche che lo diversificano dagli altri bambini. Ma proprio questa diversità gli permette di staccarsi da una società sempre più omologata, di essere diverso per non essere uguale e di trovare la normalità nella sua diversità. La sua vita si costella di adulti incapaci di assumersi le proprie responsabilità e il risultato è un bambino che cresce in fretta, brucia le tappe, si isola, mentre la sua anima soffre di una incondizionata e non voluta esclusione. Il rapporto conflittuale col padre, la madre divisa tra due fuochi e la perfezione di una sorella imperfetta portano Paolo a trovare rifugio in uno strumento fino a quel momento sconosciuto, ovvero la scrittura, mezzo unico che gli permette di placare dolori e sofferenze, scaturiti da una vita obbligata a nascondere ciò che non può essere messo a tacere: la sua omosessualità. Il retaggio di una società antiquata e stantia obbliga ad aprire le ante dell’armadio e a buttarcisi dentro, perché è sbagliato essere gay in un mondo che ci vuole perfetti, sposati con una donna da lasciare a casa a pulire e cucinare, social, influencer, testimonial di brand che ci considerano meri strumenti di propaganda consumistica. Ma Paolo non si abbassa a questa mercificazione della persona e lotta con tutte le armi a sua disposizione, prima fra tutte l’amore. Anche se per lui è stato un trauma, che lo ha spinto verso relazioni disastrose e, se possibile, malate, riconosce che l’amore circola grazie alla comunicazione, in quanto essenziale per far emergere la nostra genuina personalità. E forse proprio la mancanza di questa essenzialità ha portato alla distruzione della nostra società: oggi amare vuol dire essere diversi. Vuol dire essere sinceri, non sentirsi mai soli con se stessi, aprirsi, accettarsi e accettare. È dall'amore che impariamo, quell'amore che lui non ha mai sentito all'interno della sua famiglia, la quale invece lo ha allontanato, spinto a cercare quel sentimento così misterioso tra le braccia di ragazzi e uomini con cui poco avrebbe condiviso. Nasce, così, un tormento, una disperazione che trova pace solo nella scrittura, da lui definita come una reazione a tutto ciò che ha vissuto. In questo scritto Paolo ci dice che lo scrivere nasce dagli eventi che colorano la nostra esistenza, eventi che non sono necessariamente confinati al presente, perché è con l’infinito che si scrive. La scrittura diventa così un ponte tra lui e il lettore, gli permette di tramutare le sue riflessioni in nero su bianco e di raccontare di quel tanto agognato coming out, lasciandosi trasportare dalle sfumature, che ci rendono diversi, sì, ma ci regalano, anche e soprattutto, l’occasione di essere umani e liberi.

Pierpaolo Mandetta scrive questo libro con il pretesto di consigliarci come diventare scrittori e blogger. Ma ciò che ho percepito durante la lettura è la testimonianza di un ragazzo, l’urlo liberatorio di chi ha finalmente compreso la bellezza della vita e ha trovato una cura per le sue ferite. Pierpaolo ha scalato una montagna, si è fermato più volte, ha visto la vetta allontanarsi, poi farsi vicina e poi allontanarsi di nuovo. Allora si è seduto su una pietra trovata lì per caso, si è coperto il viso con le mani e in quella sconfinata solitudine ha capito di non essere solo, perché non si è mai davvero soli quando ci ricordiamo di avere noi stessi. Ha fatto leva su tutte le sue forze, ha spiegato le ali che alcuni hanno cercato di strappare e ha deciso di resistere, di lottare, di continuare. Forse cederà, in futuro, ma poi ripartirà, perché ha fatto sua la libertà di scelta e lui ha scelto di essere, di esistere, di amare. Al diavolo le costrizioni sociali, le figure opprimenti, le omologazioni. Con una scrittura incalzante, a tratti malinconica e irriverente, Pierpaolo ci regala una delle più grandi verità che in pochi hanno il coraggio di rivelare: noi siamo l’umanità che resiste. È questa la nostra missione: continuare a tenerla accesa, e in questa incessante lotta dobbiamo indossare l’armatura dell’indipendenza, con cui affermare il nostro libero arbitrio, il nostro vero io, così da perderci, allontanarci da un traffico pieno di smog e raggiungere la nostra vetta.

domenica 25 marzo 2018

Intervista a Claudio Gerardi, autore di lullabyforoldkids

Ho avuto la fortuna di intervistare un ragazzo che possiamo definire, senz'ombra di dubbio, un artista. Le sue illustrazioni hanno catturato migliaia di followers su Instagram, toccando corde sensibili del cuore con delicatezza e malinconia. Dalle sue parole emerge l'immagine di un essere umano fragile e forte al tempo stesso; di un ragazzo il cui animo viene scosso dalle situazioni della vita che, inevitabilmente, tutti noi viviamo. Scommetto che, alla fine, lo considererete un vostro caro amico. 

Cominciamo con la classica domanda: chi è Claude?
Claude è lo pseudonimo che ho dato al protagonista del miei disegni. Il mio nome reale invece è Claudio Gerardi. Sono un ragazzo di 22 anni che studia Graphic Design all'Accademia di Belle Arti di Torino. Tra le mie passioni figura anche quella dell’illustrazione, che ho scelto come mezzo ideale per raccontarmi, come una sorta di diario personale.

Quando e da dove è nato il progetto lullabyforoldkids?
Questo progetto è nato da una canzone un po' fiabesca che ho scritto per il mio quasi ex gruppo i Dis Quiet Place - dico quasi perché potrebbe esserci un ritorno di fiamma - chiamata Lullaby For an Old Child e parla di un ragazzo che vuol ridare colore al suo mondo cupo e grigio. Il progetto di per sé è nato con l’intenzione di dare un supporto visivo alla mia musica.

Da dove trai l'ispirazione per i tuoi lavori?
Stilisticamente un po' da ovunque, dai libri, dalla musica, dalla poesia, dall'arte. Cerco di farmi contaminare il più possibile da tutto ciò che mi risuona e mi comunica una dimensione familiare. Mentre per il contenuto dei miei disegni sono tutti, o quasi tutti, fatti che mi sono accaduti personalmente e a cui cerco di dare un’interpretazione. Certe volte disegno anche uno stesso avvenimento da due punti di vista diametralmente opposti: dipende da come mi sento quando prendo la matita in mano.

I protagonisti delle tue illustrazioni sono due ragazzini, dai tratti caratteristici e unici, spesso coinvolti in situazioni di abbandono e malinconia. È questo un modo per rappresentare le varie facce dell’amore?
Devo dire che il senso di abbandono e la malinconia sono due tra i sentimenti più presenti nello spettro delle mie emozioni ultimamente, e questo molto spesso emerge nei miei disegni. L’Amore “romantico” è un ottimo modo per rappresentare quello stato d’animo di aspettativa che molto spesso viene disattesa, lasciandoti quel retrogusto di malinconia. Riporre nelle mani di un’altra persona la tua felicità è un ottimo modo per costruire una casa con delle fondamenta molto instabili, e se per disgrazia dovesse finire il male, beh…vien giù tutto. Penso sia un’esperienza capitata a tutti nella vita.

Colori tipici dei tuoi lavori sono il bianco e il nero. Cosa rappresentano?
Molto banalmente mi piaceva esteticamente il contrasto cromatico, anche se sono in qualche modo funzionali alla maggior parte delle ambientazioni nello “spazio”.

Associando il termine kids del nome del progetto, bambini in inglese, alla rappresentazione di due ragazzi all'apparenza piccoli d’età, viene da pensare che il tuo scopo è quello di esaltare l’innocenza e la purezza dell’età infantile.
E’ esattamente come hai detto. Il mio intento è sopratutto comunicare con l’onestà tipica dei bambini. Loro sono sempre molto semplici, diretti e dotati di una grande intelligenza emotiva intuitiva. Si può dire che hanno una visione del mondo lucida e imparziale, non filtrata da pregiudizi che ne alternano la percezione.

In un’illustrazione, intitolata “Me as a little prince”, vi è un forte richiamo al Piccolo Principe. Quanto è importante questo romanzo per la comprensione dei tuoi disegni?
Questo è un libro che tutti dovrebbero leggere, non è un semplice racconto per bambini. Affronta tematiche difficili ed impegnative e lo fa con una semplicità e leggerezza unica. Ogni capitolo è un allegoria o uno stereotipo della società contemporanea. Il mio personaggio Claude è una specie di principe “mezzosangue” - così mettiamo in mezzo anche Harry Potter -, per certi aspetti ancora vincolato al modo di intendere la vita  da“adulto”, ma per altre cose spontaneo come un bambino, e aspira a quella dimensione perfetta che viene incarnata dal protagonista del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry.

Un elemento ricorrente nei tuoi disegni è la natura. Qual è il tuo rapporto col mondo naturale che ci circonda?
Amo la natura, mi piace fare lunghe passeggiate in solitaria sotto il sole e in mezzo al verde appena ne ho la possibilità.  Diciamo che influisce parecchio positivamente anche sul mio umore. Nei miei disegni “la natura” riflette sempre qualcosa di positivo. 

      Hai mai pensato di trasformare le tue illustrazioni in un film d’animazione?
Certamente! È un obiettivo. Ultimamente sto anche cercando io personalmente di imparare ad animare, quindi è possibile che già nei prossimi mesi vedrete qualche mia illustrazione animata! 

      E in un libro?
Anche quello è un progetto in cantiere. Ho già un abbozzo di storia e spero che prenda sempre più una forma concreta.

     Parlando adesso dell’autore di questi meravigliosi disegni, quali sono le passioni che ti caratterizzano?
Come ti dicevo prima, l’altro mio grande amore è la musica. Faccio un po' tutto: suono la batteria, la chitarra, canto e scrivo canzoni. Nella band in cui suonavo e cantavo prima eravamo un po' tutti polistrumentisti ed era divertente cambiare costantemente ruolo. Potete ascoltare il mio lavoro su Spotify, si chiama “Morning Sun” l’album e la band Dis Quiet Place. 

Disegnare, scrivere, comporre sono azioni che molti artisti conducono in climi diversi tra di loro: c’è chi predilige il silenzio assoluto, chi la compagnia di una melodia rilassante. Qual è, quindi, il tuo clima ideale per dare vita a una illustrazione?
Per quanto mi riguarda, una prerogativa per me è la solitudine totale: mi devo isolare per poter disegnare le mie illustrazioni, molto spesso accompagnato da una buona playlist di musica post-rock o dalle mie stesse canzoni.

Oggi viviamo in una società ipertecnologica, dove i social network, com'è facile osservare, permettono a molti giovani di farsi conoscere. Quanto è stato determinante per te Instagram, ad esempio, per raggiungere le migliaia di followers che ti seguono e ti ammirano?
Direi che è stato molto determinante. Sono una persona molto introversa ed è difficile per me nella vita “reale” creare contatti. I social mi hanno di molto semplificato il lavoro e molto spesso è la gente che viene da me.

Pensi che i social network possano, in qualche modo, far perdere la bellezza dei tuoi lavori?
No. Io cerco sempre di pensare le mie composizioni tenendo conto del formato di Instagram, quindi quadrato. Certo è un po' limitante a volte...

Ci sono degli illustratori, magari anche fumettisti, che prendi come fonte di ispirazione?
Ci sarebbe da fare una lista infinita! Che sono vicini al mio modo di intendere l’illustrazione direi: Fernando Cobelo, Gianluca Gallo ed Henn-Kim su tutti. Poi a colori Pascal Campion e Myeong - Minho.

Cosa c’è nel futuro di Claude?
Il colore.

Quali sono i consigli che daresti a chi sta per approcciarsi al mondo del disegno?
Di essere perseverante ma non ossessivo, coltivare delle buone basi e contemporaneamente ricercare un proprio linguaggio artistico.



sabato 24 marzo 2018

Quando Spielberg incontrò Fellini

La mia prima visita a Roma è stata nel 1971. Ero quasi all’inizio della mia carriera, ed ero qui dopo aver realizzato un film per la tv (USA) che poi sarebbe uscito al cinema col titolo "Duel".
Mi sono addormentato in albergo; mi svegliò il portiere dicendomi che c’era una visita importante per me;
Scesi e trovai ad attendermi Federico Fellini.
Allora ero molto giovane, ma Fellini aveva visto "Duel" ad una proiezione la sera prima ed era venuto a dirmi quanto gli fosse piaciuto.
Mi portò a fare una passeggiata e io vidi Roma attraverso gli occhi di Fellini.
Alla fine della giornata mi riaccompagnò in albergo, poi, sapendo che dovevo incontrare la stampa mi disse:
‘non dare mai due volte la stessa risposta alla stessa domanda.
È sempre importante intrattenere il pubblico, ma è ancora più importante intrattenere se stessi.’
Mi stava dicendo che per conquistare il pubblico, bisogna prima di tutto essere il pubblico.
Quel suo consiglio non l’ho mai dimenticato e molti dei miei film hanno preso questo consiglio alla lettera.
Nel mio ufficio, da 45 anni ormai, ho la foto di quel giorno con Federico Fellini.”

Così Steven Spielberg ai David di Donatello, Marzo 2018.

mercoledì 14 marzo 2018

Riflessioni di un alpaca

Si sa, imparare a parlare è una tappa fondamentale in ognuno di noi. C'è chi acquisisce la parola tardivamente, chi, invece, sin dai tre anni inizia a emettere suoni che, nell'arco di poco tempo, diventano parole chiare e precise. Così è successo a Oz: aveva quattro anni circa e già si impegnava in discorsi sensati e, molto spesso, pieni di fondamenta. Così, intorno ai sei anni, il nostro alpaca inizia a esprimere la sua passione per la medicina, proferendo quella che poi sarebbe stata una delle sue poche massime: "Io da grande voglio fare il dottore e curare i nordesi". In quel momento tutta la famiglia rise, ma pian piano capirono che non era solo un capriccio di cucciolo di alpaca, ma una vera e propria dichiarazione, una promessa. Gli anni passarono e Oz era sempre più convinto di quanto affermato tempo prima: la sua direzione era quella, la medicina, la scienza, con lo scopo di alleviare le sofferenze dell'essere umano e contribuire, se non alla sua longevità, almeno al suo benessere. Dopo il diploma, giunse il momento di tentare il grande passo: il test di ammissione a Medicina. Due tentativi non furono sufficienti e il nostro alpaca dovette abbandonare l'idea, ripiegando su una facoltà  scientifica che non suscitava il suo interesse. Ben presto si vide costretto a cambiare idea: aveva sviluppato un notevole interesse per i corsi che seguiva, era affascinato dalle nozioni che i professori gli impartivano. E, più di ogni altra cosa, aveva percepito, dentro di sé, la nascita di qualcosa fino ad allora sconosciuta: la curiosità. Non osservava ciò che lo circondava con gli stessi occhi di prima. Il cielo era diventato una calotta di buio e luce in cui migliaia di oggetti misteriosi occupavano una posizione. Gli alberi, il mare, persino l'essere vivente più piccolo in assoluto erano considerati materia in cui una miriade di molecole svolgevano determinati compiti. Aveva, per così dire, sviluppato la capacità di non fermarsi all'apparenza, di andare oltre, come se dai suoi occhi partissero raggi X in grado di penetrare ogni barriera. Nel corso degli anni Oz capì di non essere il primo, né sarebbe stato l'ultimo, a chiedersi cosa si nasconde in un millepiedi o cosa fa volare una mosca o perché il cielo è azzurro e poi nero. Prima di lui ci sono stati altri che hanno impiegato tutta la loro vita nel porsi domande e cercare le risposte. Margherita Hack divenne uno dei pilastri della sua curiosità da studente liceale, Notte di stelle la comunione tra la sua passione per la scienza e il fascino della mitologia. Stephen Hawking un esempio da seguire: un indefesso scienziato che non si è lasciato sconfiggere dalla sua malattia, ma, anzi, l'ha erta a sua forza. Oz, grazie a queste e altre figure fondamentali dei tempi passati, presenti e futuri, ha capito che nulla è come si mostra; che l'oltre rompe i confini della nostre mente e che "per quanto difficile possa essere la vita, c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi".

domenica 4 marzo 2018

Oscar 2018

Il grande giorno è arrivato: questa notte si terranno gli Oscar, una cerimonia leggendaria che premia attori, film, sceneggiatura, colonna sonora delle pellicole che hanno riempito i nostri cinema. In occasione di questo evento, vorrei ricordare l'indimenticabile annuncio della vittoria di Roberto Benigni, con una visibilmente commossa Sofia Loren, perché, diciamocelo, gli americani son bravi a fare film, ma vuoi mettere la bellezza delle pellicole nostrane? 


Ma anche quest'anno l'Italia sarà protagonista della cerimonia, con un film che, nei mesi precedenti, ha scatenato l'approvazione della critica internazionale e l'amore di migliaia di spettatori, i quali, accorsi nei cinema, sono rimasti affascinati da "Chiamami col tuo nome" (titolo originale Call Me By Your Name), pellicola di Luca Guadagnino tratta dall'omonimo romanzo di André Aciman, con protagonisti Timothée Chalamet e Armie Hammer. Purtroppo, secondo il mio modesto parere, il film non vincerà nelle categorie principali, dati i superfavoriti "The Shape Of Water" e "Three Billboards Outside Ebbing, Missouri", già premiati in cerimonie precedenti agli Oscar. Ma non demordiamo: la bellezza di un film non si basa sui premi ricevuti, ma sulla sua capacità di arrivare dritto al cuore dello spettatore e sulla commistione di storia, dialoghi, luci, fotografia e regia. 
Di seguito tutte le nomination e in grassetto chi secondo me vincerà:


·         Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)
·         Dunkirk 
·         Il filo nascosto (Phantom Thread)
·         La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Lady Bird 
·         L'ora più buia (Darkest Hour) The Post 
·         Scappa - Get Out (Get Out)
·         Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)


·         Paul Thomas Anderson - Il filo nascosto (Phantom Thread)
·         Guillermo del Toro - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Greta Gerwig - Lady Bird
·         Christopher Nolan - Dunkirk
·         Jordan Peele - Scappa - Get Out (Get Out)


·         Timothée Chalamet - Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)
·         Daniel Day-Lewis - Il filo nascosto (Phantom Thread)
·         Daniel Kaluuya - Scappa - Get Out (Get Out)
·         Gary Oldman - L'ora più buia (Darkest Hour)


·         Sally Hawkins - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Frances McDormand - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
·         Margot Robbie - Tonya (I, Tonya)
·         Saoirse Ronan - Lady Bird
·         Meryl Streep - The Post


·         Willem Dafoe - Un sogno chiamato Florida (The Florida Project)
·         Woody Harrelson - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
·         Richard Jenkins - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Christopher Plummer - Tutti i soldi del mondo (All the Money in the World)
·         Sam Rockwell - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)


·         Mary J. Blige - Mudbound
·         Allison Janney - Tonya (I, Tonya)
·         Lesley Manville - Il filo nascosto (Phantom Thread)
·         Laurie Metcalf - Lady Bird
·         Octavia Spencer - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)


·         Guillermo del Toro e Vanessa Taylor - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Greta Gerwig - Lady Bird
·         Martin McDonagh - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
·         Jordan Peele - Scappa - Get Out (Get Out)


·         Scott FrankJames Mangold e Michael Green Logan - The Wolverine (Logan)
·         James Ivory - Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name)
·         Dee Rees e Virgil Williams Mudbound
·         Aaron Sorkin Molly's Game


·         Corpo e anima (Testről és lélekről), regia di Ildikó Enyedi (Ungheria)
·         Una donna fantastica (Una mujer fantástica), regia di Sebastián Lelio (Cile)
·         L'insulto (L'insulte), regia di Ziad Doueiri (Libano)
·         Loveless (Neljubov), regia di Andrej Zvjagincev (Russia)
·         The Square, regia di Ruben Östlund (Svezia)


·         Baby Boss (The Boss Baby), regia di Tom McGrath
·         The Breadwinner, regia di Nora Twomey
·         Coco, regia di Lee Unkrich e Adrian Molina
·         Ferdinand, regia di Carlos Saldanha
·         Loving Vincent, regia di Dorota Kobiela e Hugh Welchman


·         Roger A. Deakins - Blade Runner 2049
·         Bruno Delbonnel - L'ora più buia (Darkest Hour)
·         Hoyte Van Hoytema - Dunkirk
·         Rachel Morrison - Mudbound
·         Dan Laustsen - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)


·         Jon Gregory - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
·         Paul Machliss e Jonathan Amos - Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver)
·         Tatiana S. Riegel - Tonya (I, Tonya)
·         Lee Smith - Dunkirk
·         Sidney Wolinsky - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)


·         Nathan Crowley e Gary Fettis - Dunkirk
·         Sarah Greenwood e Katie Spencer - La bella e la bestia (Beauty and the Beast)
·         Sarah Greenwood e Katie Spencer - L'ora più buia (Darkest Hour)


·         Carter Burwell - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)
·         Alexandre Desplat - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Jonny Greenwood - Il filo nascosto (Phantom Thread)
·         John Williams - Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi)
·         Hans Zimmer - Dunkirk


·         Mighty River (musica e testi di Mary J. BligeRaphael Saadiq e Taura Stinson) - Mudbound
·         Mystery of Love (musica e testi di Sufjan Stevens) - Chiamami col tuo nome (Call Me By Your Name)
·         Remember Me (musica e testi di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez) - Coco
·         Stand Up For Something (musica di Diane Warren, testi di Diane Warren e Lonnie Lynn) - Marcia per la libertà (Marshall)
·         This is Me (musica e testi di Benj Pasek e Justin Paul) - The Greatest Showman


·         The War - Il pianeta delle scimmie (War for the Planet of the Apes)
·         Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi)
·         Blade Runner 2049
·         Kong: Skull Island
·         Guardiani della Galassia Vol. 2 (Guardians of the Galaxy Vol. 2)


·         Ron Bartlett, Doug Hemphill e Mac Ruth - Blade Runner 2049
·         Christian Cooke, Brad Zoern e Glen Gauthier - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         David Parker, Michael Semanick, Ren Klyce e Stuart Wilson - Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi)
·         Julian Slater, Tim Cavagin e Mary H. Ellis - Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver)
·         Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo - Dunkirk


·         Richard King e Alex Gibson - Dunkirk
·         Mark Mangini e Theo Green - Blade Runner 2049
·         Nathan Robitaille e Nelson Ferreira - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
·         Julian Slater - Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver)
·         Matthew Wood e Ren Klyce - Star Wars: Gli ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi)


·         Consolata Boyle - Vittoria e Abdul (Victoria & Abdul)
·         Mark Bridges - Il filo nascosto (Phantom Thread)
·         Jacqueline Durran - La bella e la bestia (Beauty and the Beast)
·         Jacqueline Durran - L'ora più buia (Darkest Hour)
·         Luis Sequeira - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)


·         Daniel Phillips e Lou Sheppard - Vittoria e Abdul (Victoria & Abdul)
·         Arjen Tuiten - Wonder
·         Kazuhiro Tsuji, David Malinowski e Lucy Sibbick - L'ora più buia (Darkest Hour)


·         Abacus: Small Enough to Jail, regia di Steve James
·         Icarus, regia di Bryan Fogel
·         Last Man in Aleppo, regia di Firas Fayyad
·         Strong Island, regia di Yance Ford
·         Visages Villages, regia di Agnès Varda e JR


·         Edith+Eddie, regia di Laura Checkoway e Thomas Lee Wright
·         Heaven is a Traffic Jam on the 405, regia di Frank Stiefel
·         Heroin(e), regia di Elaine McMillion Sheldon e Kerrin Sheldon
·         Knife Skills, regia di Thomas Lennon
·         Traffic Stop, regia di Kate Davis e David Heilbroner


·         DeKalb Elementary, regia di Reed Van Dyk
·         The Eleven o'Clock, regia di Derin Seale e Josh Lawson
·         My Nephew Emmett, regia di Kevin Wilson, Jr.
·         The Silent Child, regia di Chris Overton e Rachel Shenton
·         Watu Wote/All of Us, regia di Katja Benrath e Tobias Rosen


·         Dear Basketball, regia di Glen Keane e Kobe Bryant
·         Garden Party, regia di Victor Caire e Gabriel Grapperon
·         Lou, regia di Dave Mullins e Dana Murray
·         Negative Space, regia di Max Portner e Ru Kuwahata
·         Revolting Rhymes, regia di Jakob Schuh e Jan Lachauer

E voi, invece, per chi tifate?