Diretto e sceneggiato da Adam McKay (La grande scommessa, Vice - L'uomo nell'ombra), "Don't look up" è arrivato sulla piattaforma Netflix la vigilia di questo Natale, conquistando la vetta dei titoli più visti. Un cast d'eccezione rende questo film perfettamente corale: accanto a Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence (rispettivamente, Randall Mindy e Kate Dibiasky) troviamo Meryl Streep, nei panni di un'irriverente Presidente degli USA, Jonah Hill, Rob Morgan, Cate Blanchett, Timothée Chalamet e Ariana Grande, tra gli altri. Girato in piena pandemia, la pellicola usa come pretesto la cometa per criticare la società dei nostri giorni: in pratica, parla di pandemia senza parlare di pandemia.
Quando i due astronomi cercano di avvisare la popolazione dell'imminente disastro, il governo statunitense dapprima li considera mentecatti, per poi usarli a suo piacimento per la campagna elettorale: d'altronde, non sono pochi gli esempi di presidenti che hanno usato la pandemia come mezzo per ottenere consenso, giusto? Questo, però, nella migliore delle ipotesi, perché sì, il mondo sta per essere distrutto, ma prima dell'Armageddon c'è tanto altro cui pensare.
E ancora: i due giornalisti Brie e Jack (rispettivamente, Cate Blanchett e Tyler Perry) rappresentano pienamente il giornalismo sempliciotto e superficiale, che ha lo scopo di sdrammatizzare sulla verità nuda e cruda per indorare la pillola: in questo caso, senza attraversare l'Oceano, proviamo a ricordare qualche nostro fantomatico giornalista che l'anno scorso ha dato il meglio di sé in piena pandemia.
Il personaggio di Di Caprio, poi, è una perfetta analogia di tutti quei medici, virologi e infettivologi che nell'arco di un anno sono entrati nel nostre case diventando protagonisti assoluti di palinsesti televisivi e social media, qui magistralmente ritratti come mezzo di assoluto distacco dalla realtà, perché se non racconti su Instagram della fine del mondo, allora quella fine del mondo te la meriti.
"Don't look up" fa ridere, fa riflettere, fa vergognare. È una commedia nella tragedia e viceversa, caricatura di un'umanità che sa dare voce alla qualunque senza prendere sul serio la scienza e chi della scienza ha fatto la sua vita. D'altronde, mica è la fine del mondo.
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