domenica 14 marzo 2021

"Arsenio Lupin - Ladro gentiluomo" di Maurice Leblanc

"Sei furbo, Lupin". Chi non ricorda la famosa sigla del cartone animato? Indimenticabile, certo, e altrettanto evocativa. Perché leggendo Arsenio Lupin - Ladro gentiluomo viene da pensare solo questo: l'astuzia e la furbizia di Lupin sono talmente grandi da renderlo incredibilmente attraente. Ideato agli inizi del secolo scorso da Maurice Leblanc, Lupin è per antonomasia il ladro gentiluomo: dotato di un'astuzia fuori dal comune, riesce a ideare piani ben congegnati per eseguire furti memorabili, spesso con l'intento di restituire il bottino ai legittimi proprietari. Una delle sue abilità riguarda il trasvestimento: egli, infatti, è capace di mascherare il suo aspetto per assumerne uno completamente diverso, così da passare inosservato o addirittura sviare le indagini che riguardano il famoso ladro.
È inevitabile: leggendo di Lupin, la nostra mente ricorda Sherlock Holmes, il famoso detective di Sir Arthur Conan Doyle, ma anche Poirot, l'investigatore belga di Agatha Christie. Personaggi diversi tra loro, certo, eppure così ben descritti, sia fisicamente che a livello psicologico, da diventare eterni. Talmente eterni che a distanza di anni (cento e più!) il pubblico vuole sentir parlare ancora di loro. Lupin, per esempio, è diventato prima un famosissimo manga e poi un anime. E non bisogna dimenticare l'omonima serie Netflix, in cui Omar Sy interpreta Assane Diop, che, ispirandosi alle avventure di Lupin, riesce a fare, a modo suo, giustizia. Ed è proprio nella serie Netflix che si scorge un'edizione del tutto particolare della prima raccolta di racconti di Leblanc con protagonista il ladro gentiluomo: un testo finemente decorato, con rilegatura in pelle e un'immagine stilizzata di Arsenio Lupin sulla copertina. Non un'opera di fantasia, però, perché Salani Editore ha portato in Italia questa strabiliante edizione, fedele a quella visibile nella serie e soprattutto all'originale, con i primi nove racconti che Leblanc ha dedicato a Lupin. Nove racconti in cui l'autore crea la giusta tensione, perché Lupin, anche se assente dalla scena in quel preciso istante, fa percepire la sua presenza. Una presenza a tratti inquietante, ma senza dubbio affascinante, destinata a riecheggiare nei secoli.

giovedì 11 marzo 2021

"Sangue inquieto" di Robert Galbraith: alla ricerca di una verità sepolta

Una donna scomparsa quarant'anni fa. Un serial killer dalla mente lucida e subdola. Un'organizzazione criminale. Due detective straordinari. Possiamo riassumere così la trama di Sangue inquieto, ultima fatica di Robert Galbraith, pseudonimo di J. K. Rowling, che torna nelle librerie con un nuovo episodio della serie Cormoran Strike. Nuovo, intrigante, difficile, perché Strike e Robin, ormai socia dell'agenzia investigativa, si ritrovano ad indagare sulla scomparsa di Margot Bamborough, dottoressa le cui tracce si sono perse nel nulla quarant'anni prima. Assunti dalla figlia, desiderosa di scoprire la verità e donare alla madre, in caso di un triste risultato, una degna sepoltura. I due investigatori partiranno da coloro che frequentavano la dottoressa e dagli appunti di Talbot, il primo responsabile dell'indagine, che tuttavia subirono un improvviso declino, a causa dello stress che portò Talbot alla pazzia. Eppure, in quegli appunti apparentemente disordinati, che affondano nell'esoterismo e nell'astrologia, Talbot vedeva un disegno al limite della perfezione, capace di catturare persino Robin e Strike, che riusciranno a risolvere il mistero di Margot in un trionfo senza precedenti.
Sangue inquieto si avvale di poco più di mille pagine, nell'edizione italiana, per risolvere un mistero lungo decenni, che sembra avere come unico responsabile Creed, efferato serial killer che amava torturare, stuprare e infine uccidere le sue vittime. Un assassino dalla mente estremamente lucida, eppure psicolabile, principale sospettato della scomparsa di Margot e, purtroppo, anche delle critiche di chi il libro ancora non l'ha letto. Perché Creed amava indossare un cappotto femminile, per poter suscitare la simpatia delle sue future vittime, e, aggiungendo l'opinione, lecitamente sbagliata, della Rowling in merito alle persone trans, gli amabili leoni da tastiera hanno prontamente annunciato di voler boicottare il romanzo, solo all'idea che una persona trans potesse essere responsabile di quelle vittime. Eppure, in nessun punto del romanzo, si evince una critica, nemmeno accennata, ai transessuali. L'unico intento è, infatti, quello di raccontare di Strike e Robin, della loro agenzia alle prese con vari casi, dei loro collaboratori e delle fatiche di una vita caotica. Ognuno perso negli affanni quotidiani, Strike e Robin, soci e amici, riusciranno a sorreggersi a vicenda, affrontando non solo un caso complicato, ma anche eventi personali che rischiano di minare la loro stessa stabilità emotiva. Ancora una volta, J. K. Rowling si dimostra una scrittrice dalla penna fine, in grado di intrecciare i dettagli del caso con la vita privata dei protagonisti, corredati da una suggestiva descrizione dei luoghi visitati dai nostri protagonisti, senza mai perdere di vista il filo del discorso. Forse, a primo impatto, la lunghezza di Sangue inquieto può spaventare, eppure l'intreccio, lo stile, le emozioni che suscita sono funzionali alla comprensione della storia in sé. È poi da riconoscere all'autrice la capacità di aggiungere l'elemento esoterico senza perdersi in un labirinto di congetture e false piste, ma anzi considerandolo per quello che è, ovvero un contorno, utile, se preso con le pinze, per risolvere il caso. Così facendo, Sangue inquieto entra di diritto nella rosa dei migliori gialli degli ultimi tempi, in attesa di rivedere i nostri investigatori alle prese con un nuovo, emozionante caso.

martedì 2 marzo 2021

"Le Streghe" di Roald Dahl

Guanti per nascondere i lunghi e aguzzi artigli, una fastidiosa parrucca che ricopre la testa calva, grandi narici dal bordo roseo e incurvato, pupille che cambiano colore e piedi senza dita. Così la nonna descrive le streghe al suo dolce nipotino, protagonista di uno dei romanzi più famosi e amati di Road Dahl, definito dal Times "il pifferaio magico dell'era moderna". Pubblicato in una nuova edizione speciale da Salani Editore, Le Streghe racconta di una lotta sfrenata contro il male che impera in questo mondo, dove le streghe, governate dalla perfida Strega Suprema, si alleano per far fuori tutti i bambini, trasformandoli in orripilanti topi che i loro stessi genitori uccideranno. Ma nonna e nipote, insieme col coraggioso Bruno, riusciranno a distruggere queste orribili creature.
Ancora una volta Roadl Dahl dimostra di avere la capacità di raccontare e con Le Streghe lo fa prendendo un'antica leggenda e rivisitandola, creando una storia immortale, trasportata sul grande schermo prima nel 1990, con la meravigliosa Anjelica Huston nei panni della Strega Suprema, e poi nel 2020, con protagonisti Anne Hathaway, Octavia Spencer e Jahzir Kadeem Bruno. Tuttavia, bisogna dirlo, pensare che i racconti di Roadl Dahl siano esclusivamente dedicati all'infanzia significa commettere un errore. Perché, come ogni autore per bambini che si rispetti, Dahl deve essere letto entro i primi dieci anni d'età e poi di nuovo da adulti. È la regola. Il suo linguaggio semplice e l'incommensurabile fantasia sono i suoi tratti distintivi, sicuramente scaturiti dal territorio norvegese che gli ha dato i natali ed è parte di lui, nonché fonte di innumerevoli miti e leggende. Tratti distintivi che nascono anche e soprattutto da una vita difficile, che probabilmente lo ha reso un problema per le case editrici (si dice che fosse antisemita e misogino), ma comunque in grado di trarre, proprio dai momenti più complicati della sua esistenza, insegnamenti che ha messo poi al servizio della sua fantasia, creando indimenticabili storie con al centro il delicato mondo dei bambini. Raccontando dal loro punto di vista, infatti, sarà possibile, per il giovane lettore, immergersi in un mondo magico, ricco di pericoli e avventure, mentre i più grandi potranno chiedersi se svolgono il ruolo di genitori ed educatori in modo appropriato. Perché sì, Dahl racconta di bambini ai bambini, ma di mezzo ci sono sempre i grandi, che non riescono ad assolvere al loro compito e a creare l'ambiente giusto per la crescita del bambino. Certo, gli anni in cui egli scriveva erano ben diversi da quelli attuali, ma l'infanzia è da sempre al centro di un profondo dibattito e la voce di Dahl, anche a distanza di quarant'anni, si fa forte e potente e punta il dito contro quegli adulti che negano l'infanzia stessa, incuranti della delicatezza con cui dovrebbero trattare un bambino, il quale si ritrova nell'età della scoperta, dell'apprendimento, della curiosità e dell'accettazione. In questo senso, allora, diventa fondamentale la figura della nonna: nonostante la veneranda età, la donna si fa in quattro per difendere il nipotino e si assicura del suo benessere. E proprio da lei il nostro protagonista fa suo un importantissimo insegnamento: "Non importa chi sei né che aspetto hai. Basta che qualcuno ti ami". Una frase semplice, corta, che Dahl utilizza in chiusura del romanzo come monito per gli adulti. Ecco, quindi, la grandezza di Roald Dahl scrittore: raccontare a piccoli e grandi, facendo divertire i primi e ricordando ai secondi il rispetto dell'innocente e pura età dell'infanzia.