domenica 12 aprile 2020

Torneremo a splendere

«Corri in giardino! Sbrigati!», urla mia madre dalla cucina. Infilo le pantofole, apro la porta. Le voci dei vicini mi assalgono. Sono l'unico ad indossare ancora il pigiama, mentre c'è chi porta una camicia a righe, chi una tuta. La maggior parte di loro ha un bicchiere in mano. Acqua, tonica, vino, spritz. Hanno improvvisato un brindisi pasquale a distanza, perché diversamente non si può. «Beh, allora, auguri!», urliamo in coro. Ci si scambia qualche aneddoto sul pranzo, mentre da alcune abitazioni l'odore di cibo non fa che accrescere l'acquolina in bocca. Rientro in casa e vedo che il cellulare segnala una notifica. È una nota audio di mio cugino, sei anni di pura dolcezza. Ci manda gli auguri, terminando con un bacio. La chat degli amici di una vita conta più di cinquanta messaggi, tra foto di carne arrostita sul fuoco, immagini divertenti, il solito video scherzoso, battute e auguri sinceri. Il cellulare di mia madre squilla. Siamo tutti in videochiamata. I nonni, già a tavola, chiedono cosa stiamo cucinando. Gli zii ci mostrano la specialità del giorno. I cugini ci raccontano di aver modificato, ma di poco, la ricetta del tiramisù. Probabilmente, in un momento diverso, mi sarei opposto. Il tiramisù è quello, non si cambia. Ma oggi no. Oggi va bene così, con il sole più forte che abbia mai visto. Un sole che, caldo e accogliente, ci regala un abbraccio e ci promette che, quando tutto sarà finito, lui sarà ancora lì, ad attenderci. Forse è proprio questo il significato della Pasqua, indipendentemente dal credo religioso di ognuno di noi. In fin dei conti, come ciclicamente il sole torna alto nel cielo, anche noi, presto, molto presto, torneremo a splendere. E sarà meraviglioso. 

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