lunedì 27 maggio 2019

Rinascere dalle ceneri

La politica non è mai stata il mio mestiere, si sa. Troppo difficile, troppo complessa, dai meccanismi oscuri  per la mia mente. Solo negli anni scorsi, grazie all'aiuto di un'amica, mi ci sono avvicinato. Ho iniziato a leggere, a studiare, a seguire i telegiornali e pian piano sono entrato nella rete dei maccanismi politici, complice anche il proseguimento degli studi, che, esuli dalla politica, mi hanno comunque permesso di analizzare la situazione attuale. Non è però merito delle due lauree in mio possesso la mia, limitatissima,  capacità di capire. No, basta il buon senso, a mio avviso. E il buon senso mi dice che noi tutti, Italiani prima ed Europei poi, stiamo andando inesorabilmente verso il baratro e, da masochisti, ci stiamo consegnando nelle mani del cacciatore. Abbiamo avuto, ieri 26 maggio 2019, la possibilità di cambiare le carte in tavola, di rivoltare la situazione mondiale, di spianare la strada al miglioramento. Possibilità che è stata frantumata dall’ignoranza, dal mancato discernimento, dalla fede in parole forbite che nascondono un solo significato: distruzione. E, in pieno spirito distruttivo, stiamo portando verso il fallimento una delle più grandi creazioni politiche, l’Europa. L’Europa non è, a mio avviso, un ambiente costrittivo, di regole forzate, di austerità. L’Europa non è solo un  continente meraviglioso, di pianure e colline e monti, di fiumi incantevoli e luoghi senza tempo. L’Europa è, anche e soprattutto, culla della diversità, ricchezza di lingue e popoli differenti. E noi la stiamo distruggendo. Proviamo ad  immaginare  l’alfabeto: esso è tale perché vocali e consonanti si combinano a delineare una  successione armoniosa di lettere e suoni. Adesso proviamo ad eliminare qualche lettere, iniziando dalla g. Non potremmo più pronunciare e usare parole come gatto o gelato, patrimonio dell’umanità. E se togliessimo la o? Sparirebbero ombra e orme o ornamento. Così, dunque, eliminando un Paese  dall’Unione Europea e poi un altro e  un altro  ancora, questo castello costruito nel tempo con tanta fatica andrebbe via via sgretolandosi, per poi lasciare un incolmabile vuoto. E lo stesso discorso può essere applicato ai suoi cittadini. Io, oggi, sono estremamente preoccupato per il futuro mio e dei miei amici e per quello dei nostri figli. Io, oggi, sono estremamente preoccupato per il futuro del nostro pianeta, che immagino come un vecchietto stanco e afflitto,  incapace di portare a termine  anche il  più semplice dei compiti. Io, oggi, sono estremamente preoccupato  per la diversità,  che è sinonimo  di bellezza, che è genitore dell’evoluzione. E in questo scenario tragico, c’è solo una cosa da fare: restare  uniti. Hold on to each other, dice  una canzone. Perché l’unione fa la forza  e solo uniti potremmo  sperare in un futuro migliore. Abbattiamo i muri e costruiamo ponti sulle loro rovine. Bruciamo le armi, cosicché fiori perpetui possano nascere dalle loro ceneri. E, magari, anche noi esseri umani potremmo rinascere, nuovi, freschi, degni di essere considerati tali.

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