Oggi, 17 maggio, è la giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Parole, queste, che per molti abitanti del nostro pianeta sono un colpo al cuore, una coltellata. Chi di noi non vorrebbe vivere in piena libertà, fiero di chi è, senza dare spiegazioni sulla propria sessualità? Purtroppo, però, ancora oggi migliaia, anzi, milioni di persone vivono nascoste, nell’ombra, chiuse in quell’armadio che regala loro una temporanea serenità, perché fuori è brutto, devi assecondare i principi di una società ottusa e violenta, di politici bigotti, che non vogliono assicurare i diritti ad ogni cittadino. Ogni giorno un adolescente si sveglia consapevole di dover fingere di essere qualcuno che non è, perché il desiderio di mostrare la propria personalità è sopraffatto dalla paura di essere additati come ‘malati’. Ma proprio il 17 maggio 1990 l’omosessualità viene depennata dalla Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD), in quanto la sua inclusione in tale lista risulta infondata. Nonostante questo grande passo verso una moderna civilizzazione, gran parte della popolazione si ostina a considerare ‘anormali’ gli omosessuali, nonché i bisessuali e i trans. Eppure, come per tutti gli altri, si parla di persone, di esseri umani, di cittadini che godono e devono godere degli stessi diritti e degli stessi doveri. Probabilmente questo è di difficile comprensione per il tredicenne bullo che si avvale del diritto di parola per offendere il compagno di classe timido e taciturno. Ma i politici? Loro sono giustificati? No, non lo sono. Anzi, proprio in nome della carica che rivestono, devono essere i primi a proteggere i loro cittadini, a garantire la completa uguaglianza, in un’epoca in cui persino la Chiesa, rappresentata da Papa Francesco, ha smesso di lottare per eliminare gli omosessuali. Historia magistra vitae, diceva Cicerone. E allora che la più grande fonte di insegnamento siano i moti di Stonewall, iniziati nel giugno 1969. Che sia di insegnamento la lotta di Harvey Milk. Che siano di insegnamento tutti gli omosessuali deportati nei campi di concentramento e di sterminio. E che sia di insegnamento anche ciò che disse Gesù: «Come io vi ho amato, così anche voi amatevi gli uni con gli altri». Io, nel mio piccolo, sogno un mondo in cui non vi sia più necessità di fare coming out, di aver paura a dire chi veramente sei. Sogno un mondo in cui un uomo possa camminare mano nella mano col proprio fidanzato. Sogno un mondo in cui una donna, consapevole che il corpo in cui è nata non le appartiene, decida di cambiare sesso in completa libertà, senza sguardi indiscreti, dicerie, maldicenze. Sogno un mondo in cui siamo tutti allo stesso livello, individui della stessa natura, uguali cittadini con uguali diritti e uguali doveri. Solo allora potremmo definirci tutti effettivamente liberi.
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