venerdì 10 aprile 2020

Il fascino di John Doe

2002-2012: è il decennio che ha visto la pubblicazione di John Doe, serie a fumetti ideata da Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli ed edita dall'Eura Editoriale. Oggi è la Bao Publishing a pubblicare gli albi, accrescendo la sua collezione di un pezzo estremamente importante. Leggendo il primo numero, infatti, si percepisce tutta la bellezza di John Doe, che, nel gergo legale, è il nome di un cadavere o di un imputato sconosciuti. Con la storia di Recchioni e Bartoli, però, John Doe diventa un essere fisicamente presente, affascinante, abile, amatore. Un uomo che lavora per la Trapassati Inc., società che ha lo scopo di controllare il decesso di ogni essere umano e che vede al suo vertice proprio lei, Morte, accompagnata dai fedeli collaboratori Guerra, Pestilenza e Fame, con cui costituisce l'esercito dei Cavaleri dell'Apocalisse. A completare il quadro troviamo Simmons, contabile dell'azienda; Tempo, essenza stessa della linea temporale e spaziale; Chase, che si occupa degli incidenti automobilistici; donne dall'aspetto casalingo, responsabili degli incidenti domestici. Infine, le Alte Sfere, cui Morte e i suoi devono dare conto, e Fato. Entità sovrannaturali, extraterrestri, che gli autori hanno ben deciso di rappresentare come esseri umani a tutti gli effetti, forse per rimarcare la vicinanza dell'uomo a concetti come morte, fato e sofferenza. Ma tra tutti, la storia si concentra proprio su John, braccio destro di Morte e dirigente d'azienda, che, scoperto un giro losco dei quattro, decide di rubare la Falce dell'Olocausto e fuggire. I Cavalieri partono allora al suo inseguimento, in un viaggio rocambolesco tra passato e presente, congetture e schemi militari.
John Doe non è solo una storia fantastica. È innanzitutto un'opera pop, per via dei numerosi riferimenti allo spettacolo: giusto per fare qualche esempio, in un episodio vediamo Marylin Monroe e Naomi Campbell, mentre lo stesso John ha le fattezze di Tom Cruise e Pestilenza quelle del padre di Happy Days. È un'opera pop per via anche del protagonista principale: John non è il classico belloccio sciupafemmine che agita il pugnale o spara un colpo e via. John è innanzitutto umano: pur lavorando per entità al di fuori della comprensione umana, egli ne conserva tutte le caratteristiche. Lavora, lotta, ma soprattutto ama. Ha tante amanti, John Doe, ma il suo cuore appartiene solo alla bellissima Tempo, con cui il rapporto, però, si deteriora, a tal punto da compromettere la corretta successione spaziale e temporale degli eventi. E proprio questa sua umanità, riconducibile alla mortalità di ognuno di noi, riuscirà a salvarlo, permettendogli di trovare i punti deboli dei suoi nemici e distruggerli, seppur non definitivamente. Viene da pensare che probabilmente la storia di John sia solo un pretesto, da parte degli autori, di analizzare, seppur in parte, l'essenza dell'essere umano. Ed è proprio questo che lo rende straordinariamente peculiare.

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