Termina così quello che, senza ombra di dubbio, può essere considerato il grande capolavoro di André Aciman. ‘Chiamami col tuo nome’ usciva in Italia nel lontano 2008, conquistando una consistente fetta di pubblico che avrebbe poi amato la trasposizione cinematografica di Luca Guadagnino, vincitrice del premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale. “Un eccezionale debutto”, lo definisce il Washington Post, e tale possiamo definire la storia dell’adolescente Elio, infatuatosi, a prima vista, dell’americano Oliver, ospite nella casa del padre. Se Elio rappresenta l’età dell’innocenza, Oliver è la concretezza del desiderio carnale, il culmine della passione e del piacere, destinato a lasciare un profondo segno nel cuore del ragazzo. Undici anni dopo, forse inaspettatamente, i due protagonisti tornano con una nuova storia, ‘Cercami’. Sono entrambi ormai adulti, hanno scelto una strada, che è però stata percorsa con poca convinzione, quasi fosse stata decisa dal buon costume. In cuor loro, tuttavia, sanno che nulla può distruggere un amore passato, che passato non è, ma vivo, vigile, eterno.
‘Cercami’ si apre con il racconto, quasi surreale, di Samuel, padre di Elio, che, in viaggio verso Roma, conosce una donna, Miranda, di cui si invaghisce all’istante. Il sentimento è ricambiato, tanto che i due, dopo aver festeggiato il compleanno del padre di lei, si mettono a nudo, finiscono a letto, condividono paure e segreti, stabilendo un rapporto di carne e fuoco. L’autore dipinge il sessantenne come un ragazzino in preda ai primi cambiamenti ormonali della natura adolescenziale, e lo fa con un stile altisonante, il quale non rispecchia, però, la bassezza della situazione raccontata. Unica luce in questo buio totale è l’entrata in scena di Elio, ormai trentenne, il cui scambio di battute col padre ci riporta ai fasti del primo romanzo.
La seconda parte vede un Elio adulto, pianista, adulato dai suoi studenti e da un uomo che conosce alla fine di un concerto in una Parigi quasi idilliaca. Un gioco di sguardi, un silenzio richiesto tra una domanda e l’altra, portano i due a una conoscenza che non sfocia immediatamente nel sesso, ma, anzi, viene costellata di passeggiate, cene, sguardi colmi di parole. Michel cattura Elio col suo fascino, il racconto della sua vita, ed Elio vi si abbandona completamente, tanto da desiderare un contatto profondo col suo corpo, pur sapendo che il suo cuore appartiene, da sempre e per sempre, a Oliver.
E proprio Oliver sarà il protagonista della terza parte, intitolata “Capriccio”, non a caso, d'altronde. Perché Oliver, sposato e con due figli adolescenti, prova attrazione verso un collega universitario e una compagna di yoga, a tal punto da immaginare di fare l’amore con loro, in un rapporto equamente tripartito. Anche lui, però, sa che la vera natura di una persona non può essere messa a tacere. Così si ritrova a parlare con Elio, talvolta senza ricevere risposta, a sentire quella sonata di Bach che scandiva il suo soggiorno in Italia.
Nella quarta ed ultima parte, le strade di Elio e Oliver, ormai separate da anni, si incroceranno di nuovo, ad Alessandria. I due, che tanto si sono cercati, finalmente si ritrovano, consapevoli di non essersi mai persi e consci del fatto che, nonostante i diversi anni che li hanno tenuti lontani, nulla è cambiato e che quel sentimento che una volta ardeva in loro non si è mai spento.
Un finale, quello di 'Cercami', nel quale tanti lettori del primo romanzo hanno sperato. È tuttavia il modo in cui viene raccontata la storia a far comprendere che in realtà quel finale, così malinconico, era perfetto. Aciman ha voluto sperimentare, forse spinto dal successo globale riscontrato con l’uscita della pellicola, ma pecca di luoghi comuni, di elementi triti e ritriti, che nulla apportano al rapporto adolescenziale tra Elio e Oliver. Se già il primo episodio rimarca costantemente il legame tra i due, “Cercami” nulla di più aggiunge.
Uno dei pochi pregi è lo stile. Aciman torna prepotentemente e giustamente a conquistare il cuore dei lettori con una struttura sintattica impeccabile e una scrittura delicata, mettendo in bocca ai suoi protagonisti citazioni di un certo livello, raccontando di un rapporto fisico che è prima di tutto rapporto mentale. Pagina dopo pagina, si riesce a percepire come una poesia, una musica che è quella suonata dal pianoforte, elemento costante del racconto. Ma ciò non basta: non è sufficiente adottare un stile delicatamente sofisticato per colmare il vuoto di una storia.
A primo impatto, quindi, il lettore si troverà di fronte a un dilemma: 'Cercami' è da bocciare? La risposta è, e sempre sarà, no, perché la letteratura ha bisogno di André Aciman. La letteratura ha bisogno di uno scrittore in grado di raccontare un sentimento complesso come l’amore. Il seguito di 'Chiamami col tuo nome', salvo qualche elemento, non è un esperimento riuscito, sì, ma è comunque l’ennesima prova di abilità di un scrittore che sa usare le parole per arrivare dritto al cuore.